Il partito rivoluzionario non può essere dilettantescamente
improvvisato nel momento decisivo, ma deve sin da ora cominciare a formarsi
almeno nel suo atteggiamento politico centrale, nei suoi quadri generali e
nelle prime direttive d'azione. Esso non deve rappresentare una coalizione
eterogenea di tendenze, riunite solo transitoriamente e negativamente, cioè
per il loro passato antifascista e nella semplice del disgregamento del
totalitarismo, pronte a disperdersi ciascuna per la sua strada una volta
raggiunta quella caduta. Il partito rivoluzionario deve sapere invece che
solo allora comincerà veramente la sua opera e deve perciò essere costituito
di uomini che si trovino d'accordo sui principali problemi del futuro. Deve
penetrare con la sua propaganda metodica ovunque ci siano degli oppressi
dell'attuale regime, e, prendendo come punto di partenza quello volta volta
sentito come il più doloroso dalle singole persone e classi, mostrare come
esso si connetta con altri problemi e quale possa esserne la vera soluzione.
Ma dalla schiera sempre crescente dei suoi simpatizzanti deve attingere e
reclutare nell'organizzazione del partito solo coloro che abbiano fatto
della rivoluzione europea lo scopo principale della loro vita, che
disciplinatamente realizzino giorno per giorno il lavoro necessario,
provvedano oculatamente alla sicurezza, continua ed efficacia di esso, anche
nella situazione di più dura illegalità, e costituiscano così la solida rete
che dia consistenza alla più labile sfera dei simpatizzanti.
Pur non trascurando nessuna occasione e nessun campo per
seminare la sua parola, esso deve rivolgere la sua operosità in primissimo
luogo a quegli ambienti che sono i più importanti come centri di diffusione
di idee e come centri di reclutamento di uomini combattivi; anzitutto verso
i due gruppi sociali più sensibili nella situazione odierna, e decisivi in
quella di domani, vale a dire la classe operaia e i ceti intellettuali. La
prima è quella che meno si è sottomessa alla ferula totalitaria, che sarà la
più pronta a riorganizzare le proprie file. Gli intellettuali,
particolarmente i più giovani, sono quelli che si sentono spiritualmente
soffocare e disgustare dal regnante dispotismo. Man mano altri ceti saranno
inevitabilmente attratti nel movimento generale.