Se la lotta restasse domani ristretta nel tradizionale campo
nazionale, sarebbe molto difficile sfuggire alle vecchie aporie. Gli stati
nazionali hanno infatti già così profondamente pianificato le proprie
rispettive economie che la questione centrale diverrebbe ben presto quella
di sapere quale gruppo di interessi economici, cioè quale classe, dovrebbe
detenere le leve di comando del piano. Il fronte delle forze progressiste
sarebbe facilmente frantumato nella rissa tra classi e categorie economiche.
Con le maggiori probabilità i reazionari sarebbero coloro che ne trarrebbero
profitto. Ma anche i comunisti, nonostante le loro deficenze, potrebbero
avere il loro quarto d'ora, convogliare le masse stanche, deluse, assumere
il potere ed adoperarlo per realizzare, come in Russia, il dispotismo
burocratico su tutta la vita economica, politica e spirituale del paese.
Una situazione dove i comunisti contassero come forza
politica dominante significherebbe non uno sviluppo non in senso
rivoluzionario, ma già il fallimento del rinnovamento europeo.
Larghissime masse restano ancora influenzate o influenzabili
dalle vecchie tendenze democratiche e comuniste, perché non scorgono nessuna
prospettiva di metodi e di obiettivi nuovi. Tali tendenze sono però
formazioni politiche del passato; da tutti gli sviluppi storici recenti
nulla hanno appreso, nulla dimenticato; incanalano le forze progressiste
lungo strade che non possono serbare che delusioni e sconfitte; di fronte
alle esigenze più profonde del domani costituiscono un ostacolo e debbono o
radicalmente modificarsi o sparire.
Un vero movimento rivoluzionario dovrà sorgere da coloro che
hanno saputo criticare le vecchie impostazioni politiche; dovrà sapere
collaborare con le forze democratiche, con quelle comuniste, ed in genere
con quanti cooperano alla disgregazione del totalitarismo, ma senza
lasciarsi irretire dalla loro prassi politica.