La civiltà moderna ha posto come proprio fondamento il
principio della libertà, secondo il quale l'uomo non deve essere un mero
strumento altrui, ma un autonomo centro di vita. Con questo codice alla mano
si è venuto imbastendo un grandioso processo storico a tutti gli aspetti
della vita sociale che non lo rispettino:
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Si è affermato l'eguale diritto a tutte le nazioni di
organizzarsi in stati indipendenti. Ogni popolo, individuato nelle sue
caratteristiche etniche geografiche linguistiche e storiche, doveva
trovare nell'organismo statale, creato per proprio conto secondo la sua
particolare concezione della vita politica, lo strumento per soddisfare
nel modo migliore ai suoi bisogni, indipendentemente da ogni intervento
estraneo.
L'ideologia dell'indipendenza nazionale è stata un potente lievito di
progresso; ha fatto superare i meschini campanilismi in un senso di più
vasta solidarietà contro l'oppressione degli stranieri dominatori; ha
eliminato molti degli inciampi che ostacolavano la circolazione degli
uomini e delle merci; ha fatto estendere, dentro il territorio di ciascun
nuovo stato, alle popolazioni più arretrate, le istituzioni e gli
ordinamenti delle popolazioni più civili. Essa portava però in sé i germi
del nazionalismo imperialista, che la nostra generazione ha visto
ingigantire fino alla formazione degli Stati totalitari ed allo scatenarsi
delle guerre mondiali.