I democratici non rifuggono per principio dalla violenza, ma
la vogliono adoperare solo quando la maggioranza sia convinta della sua
indispensabilità, cioè propriamente quando non è più altro che un pressoché
superfluo puntino da mettere sulla i. Sono perciò dirigenti adatti solo
nelle epoche di ordinaria amministrazione, in cui un popolo è nel suo
complesso convinto della bontà delle istituzioni fondamentali, che debbono
essere ritoccate solo in aspetti relativamente secondari. Nelle epoche
rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate,
ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente. La pietosa
impotenza dei democratici nelle rivoluzioni russa, tedesca, spagnola, sono
tre dei più recenti esempi.
In tali situazioni, caduto il vecchio apparato statale, con
le sue leggi e la sua amministrazione, pullulano immediatamente, con
sembianza di vecchia legalità o sprezzandola, una quantità di assemblee e
rappresentanze popolari in cui convergono e si agitano tutte le forze
sociali progressiste. Il popolo ha sì alcuni bisogni fondamentali da
soddisfare, ma non sa con precisione cosa volere e cosa fare. Mille campane
suonano alle sue orecchie, con i suoi milioni di teste non riesce a
raccapezzarsi, e si disgrega in una quantità di tendenze in lotta tra loro.
Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i
democratici si sentono smarrirti non avendo dietro uno spontaneo consenso
popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni; pensano che loro dovere
sia di formare quel consenso, e si presentano come predicatori esortanti,
laddove occorrono capi che guidino sapendo dove arrivare; perdono le
occasioni favorevoli al consolidamento del nuovo regime, cercando di far
funzionare subito organi che presuppongono una lunga preparazione e sono
adatti ai periodi di relativa tranquillità; danno ai loro avversari armi di
cui quelli poi si valgono per rovesciarli; rappresentano insomma, nelle loro
mille tendenze, non già la volontà di rinnovamento, ma le confuse volontà
regnanti in tutte le menti, che, paralizzandosi a vicenda, preparano il
terreno propizio allo sviluppo della reazione. La metodologia politica
democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria.